Aumentare i posti in terapia intensiva e fare lockdown hanno due tempistiche nettamente diverse.
Un lockdown serve ad ostacolare la corsa esponenziale del virus, che senza tracciamento (prima, a pochi casi) o lockdown (dopo, a diffusione ormai non più gestibile solo focolaio per focolaio) è in grado di raddoppiare i contagiati in un paio di sertimane, molto più rapidamente di quanto possiamo allocare o fare crescere le risorelse dedicate.
Aumentare i posti in terapia intensiva richiede invece tempi più lunghi, pochi posti si possono ricavare velocemente dirottando sale, risorse e medici da altri reparti (con gli effetti già visti di depotenziamento del sistema sanitario verso altre patologie), cancellando ferie e permessi, pagando straordinari, ma quello che serve per aumentarli di un numero significativo deve venire da più laureati in medicina, che diventeranno più specializzandi, che diventeranno più medici, a cui saranno dedicate maggiori risorse per avere ospedali, respiratori, ecc, che andranno manutenuti per decenni pesando sul bilancio almebo per una generazione a venire.
È una scelta coraggiosa, che andava fatta, che colpevolmente non è stata fatta - e ovunqie nel mondo la classe politica ha dimostrato di non essere nè coraggiosa nè lungimirante - ma che non si può sostituore ai lockdown dato che nessun paese può raddoppiare il numero di medici e di ospedali in un paio di settimane, tempo in cui si possono raddoppiare i contagi.